S.Martino: un paese e un Santo
Fondazione di S. Martino
La Piana di S. MartinoLa Piana delle Saline (Vallis Salinarum), di tempo in tempo di S. Martino (Planitiae Sacti Martini), di Terranova, di Gioia Tauro (che ora si estende per 400 Kmq. e comprende 33 Comuni), ricoprì per alcuni secoli un ruolo importante nella vita della Regione e, nel periodo angioino, dell'intero Regno.
Ivi nacquero personaggi illustri (a cominciare dai Frati Angelo e Francesco di San Martino) e si verificarono eventi (come il matrimonio nel 1062 di Giuditta di Grantmesnil e il solenne Parlamento del 1283) di eccezionale valore storico.
E', quindi, nostro dovere ripercorrere le tappe principali del faticoso cammino di civiltà che ci distinse nel mondo.
La fondazione di S. Martino
La storia di S. Martino, oggi fiorente e popolosa Frazione del Comune di Taurianova (prov. Reggio Cal.), trae le sue origini dall'antico oppidum Tauroentum o Tauriana(oggi Le Pietre Nere), un luogo frequentato e molto noto fin dal primo secolo dell'era cristiana, di cui Plinio Secondo ci tramanda il nome, cioè Portus Orestis 1.
Tauriana, negli ultimi tempi della sua esistenza, cioè verso la metà del decimo secolo, benché quasi in gran parte distrutta e spopolata, era la sola città marittima che ancora durava nel versante occidentale dell'estrema Calabria 2.
In quel periodo il territorio apparteneva ai Bizantini che avevano istituito un governatore a Reggio, sfornito di sufficiente milizia per poter presidiare validamente il litorale, tanto che la gente di queste contrade doveva fidare sulle proprie forze nel difendersi dalle incursioni dei Saraceni, oppure scamparla con la fuga. Una di tale scorrerie, la più micidiale di quante erano succedute, fu quella avvenuta nel 951, allorché l'emiro di Palermo, Hasan-Ibn Alì di casa Kelbita, per il mancato tributo dovutogli dai Bizantini, decise di occupare tutta la Calabria: e chiesti perciò aiuti al califfo d'Africa, questi mandò prontamente in Sicilia, Farag Mohadded con un poderoso esercito di Agareni e una numerosa armata 3. Nell'estate di detto anno, Hasan - dopo aver assaltato Reggio - invase le riviere occidentali dell'estrema Calabria, apportando ovunque devastazioni, saccheggi e menando schiavi terrazzani e cittadini in grandissimo numero 4.
Intanto la parte più eletta dei cittadini taurianesi, temendo l'incursione dei Saraceni nel loro territorio, insieme col vescovo e gli ecclesiastici, si ripararono nel vicino castello di Seminario (Seminara) 5.
I rimanenti Taurianesi trovarono scampo, alcuni in Oppido Mamertina, altri in Galatro; altri, stabilitisi sulle rovine di Sappominulim, incominciarono a edificare Terranova, ed altri ancora si dovettero stanziare in Cinquefrondi, la quale terra poi si riedificò e si munì di mura.
(Terranova, sorta verso il 1250, definita di San Martino del Monte, è stata erroneamente riportata dal Gualtieri e dagli scrittori successivi come Terranova Sappominulio - N.d.A.). Nacque, allora, pure il villaggio di San Martino 6.
Sul luogo, e precisamente in vallem Salinarum 7 (Valle delle Saline), in quel momento vi erano - senz'altro - soltanto poche case coloniche sparse.
Negli scritti di De Salvo, che si devono considerare basilari per lo studio della Piana, non si accenna - purtroppo - all'accoglienza che i profughi di Tauriana ricevettero presso le popolazioni che li ospitarono, né al periodo successivo alla distruzione della loro città avvenuta nel 951 d.C. 8
Da quel che ci risulta, insediatisi stabilmente nel nuovo territorio, gli abitanti fuggitivi dei paesi del litorale tirrenico si diedero da fare per costruire il villaggio secondo i dettami bizantini.
Anche il Castello (castrum Sancti Martini), eretto in posizione strategica, garantiva una maggiore sicurezza.
D. Paolo Gualtieri (Leggendario dei SS. Martiri di Calabria - Libro I) annota che l'accogliente Castello di S. Martino è protetto dal Santo così caritatevole da vestire Cristo con la metà del suo ferraiolo.
Da tenersi presente che sia i nostri antenati sia i cittadini di Tauriana - antica sede di vescovado 9 - si distinguevano per la loro salda fede. Da ciò - è probabile - la scelta del Protettore e la denominazione della località: San Martino. Un'analoga vicenda, infatti, la riscontriamo nella vicina S. Giorgio Morgeto. Dopo la conversione alla fede cristiana operata dai Padri Basiliani, gli abitanti di detta città - verso l'anno mille - sentirono l'obbligo di trasferire la loro devozione dal menzognero e tradizionale fondatore re Morgete (come riferisce anche D. Cangemi nella sua monografia del paese) al miracoloso San Giorgio che li aveva salvati dalle incursioni saracene.
D'altronde, la conversione al Cristianesimo in Calabria iniziò con il viaggio di S. Paolo verso Roma e Reggio.
L'altro notevole contributo, (repetita iuvant), si ebbe successivamente con l'assidua e feconda opera spirituale dei monaci basiliani che custodirono la nostra cultura e introdussero la coltivazione dell'olivo.
La conquista araba della Palestina, dell'Egitto e della Siria nel VII sec. aveva -infatti - costretto numerosi religiosi, in gran parte basiliani, a trasferirsi nel Meridione d'Italia e in particolare nella nostra Terra dove la civiltà greca non era ancora estinta. Attorno al Castello, fino all'arrivo dei Normanni, la nostra gente condusse una vita tutta dedita all'agricoltura e allo sviluppo del paese.
(Da: Domenico Caruso, La nostra storia - (La "Vallis Salinarum"), pubblicata sul mensile "La Piana" di Palmi - RC dal gennaio al novembre 2008
1A. De Salvo, Ricerche e studi storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro - Palmi 1899 - pp. 4-5.
2C. Plinii Secundi, Naturalis historiae, lib. III, cap. X. A. De Salvo, op. cit, pp. 7-8.
3Ibidem, pp. 10-11.
4Ibidem, pp. 11-12.
5Ibidem, pp. 12-13.
6Ibidem, pp. 14-15. Il De Salvo ha usato, impropriamente, il termine Sappominulim. Gabriele Barrio (Antichità e luoghi della Calabria, Ed. Brenner CS, 1979) ha scritto: "...Terranova in luogo alto, circondato d’ogni parte da rupi, alle falde dell’Appennino che è lambita dal fiume Marno...".
E’ stato l’Aceti nella nota n. 6 del libro stesso ad aggiungere, in modo arbitrario: Terranova, una volta Sappominulium...
D. Valensise, Monografia di Polistena, Napoli 1863, cap. I, par. 2, pag. 25: “Si ha per tradizione che i mandriani delle campagne di Tauriana, per loro sicurezza, si stabilirono di là dal fiume Metauro, in una pianura ferace di pascoli e vi costruirono un casale, a cui diedero il nome di San Martino.
V. Saletta, Storia archeologica di Taurianum - Iscrizioni e laterculi - Roma 1960, pag. 53: “... Dopo la definitiva distruzione della città, nel 951, gli abitanti si dispersero in tutte le direzioni: ...mandriani ed allevatori (si spostarono) verso il casale di San Martino e verso l’interno, dove andarono a fondare altri centri abitati.
Anche Padre Russo (Regesto Vaticano per la Calabria, Roma 1974, Vol. I) ha ritenuto che S. Martino sia stato di tarda fondazione bizantina.
Secondo qualche storico (v., ad es. sopra, V. Saletta), la fondazione di S. Martino probabilmente sarebbe avvenuta prima della distruzione di Tauriana del 951 - per opera di cittadini taurianesi dediti all’allevamento del bestiame che ivi avevano posto una colonia. (G. Pangallo, I casali di Terranova, Forgraphic ed. 1993, p. 57).
7G. Malaterra, De rebus gestis Rogerii comitis etc., Tomo V, Parte I, fasc. 218-219, p. 35. La Ghòra Salinon (La Terra delle Saline) dei Bizantini.
8Ha scritto, a proposito, D.co Casella, La Piana di Palmi e la Storia inedita di San Procopio, Ed. Officina Grafica, Villa S. Giovanni, 1997, pag. 49: "Eppure è impensabile che gli abitanti di Taureana sconoscessero l’esistenza dei paesi all’interno della Piana, in cui si rifugiarono nella drammatica circostanza della distruzione della Città; così come è impensabile che, ritornata la calma sulla costa tirrenica, i Taureanesi non vi abbiano portato notizie dei paesi che li avevano ospitati.
Non è possibile perpetuare l’equivoco che la fuga da Taureana possa essere rappresentata da una massa di persone, con il Vescovo e la Curia in testa, con masserizie ed animali salvati dalla distruzione, partita alla cieca, senza una meta precisa e su itinerari sconosciuti. Evidentemente la partenza ed il deflusso migratorio avveniva verso paesi con cui dovevano già esserci rapporti commerciali, culturali intrecciati da legami di amicizie o semplici conoscenze o addirittura vincoli parentali, che garantivano buona accoglienza ed ospitalità".
9Ibidem, pag. 42: “Cosa più importante, per quanto ci riguarda, è un’iscrizione latina rinvenuta da Paolo Orsi relativa al Vescovo Leucosius con sede in Taureana.