S.Martino: un paese e un Santo
Vita spirituale nella Piana di S.Martino
Dopo l'indispensabile excursus storico, giungiamo a qualche secolo addietro, allorquando la Diocesi di Mileto veniva divisa in XXV Vicariati, comprendenti 128 Luoghi tra Città, Terre e Casali - con 140 Parrocchie nonché 6 Chiese Collegiate insigni e 11 Chiese con Cappellanie Corali.1L'importante Contrada, che al tempo dei Normanni veniva distinta col nome di Valle delle Saline, indi chiamata La Piana di San Giovanni e successivamente La Piana di S. Martino costituiva il XXI Vicariato - con 7 Luoghi nei quali vi sono 7 Chiese Parrocchiali e altrettanti Parroci:
1 - Casalnuovo (chiamata Cittanova dal 1859), Terra fondata verso il 1618 con Chiesa Parrocchiale sotto il Titolo di S. Girolamo; Mr Carafa nel 1767 vi fondò 13 Cappellanie Corali insignite.
2 - Radicina, Casale di S. Martino, la cui Chiesa Parrocchiale è sotto il Titolo di S. Maria Ambesides, oggi "S.M. delle Grazie, o della Montagna".
3 - Iatrinoli, Casale di S.Martino, la cui Chiesa Parrocchiale è sotto il Titolo di S. Pietro (oggi SS. Pietro e Paolo).
4 - Rizziconi, Casale di S. Martino, con Chiesa Parrocchiale sotto il Titolo di S. Teodoro.
5 - S. Martino, Terra antica e nei tempi passati assai popolata, e famosa. Dava il nome a tutta la Piana. Quando fu visitata nel 1586 da Mons. Del Tufo aveva 6 chiese ed in quella di S.M. delle Grazie fu trovato un altare dedicato al Nome di Gesù (titolare successivamente di una seconda parrocchia - ma si ritiene possa essere stato il titolo primitivo), con Confraternita.
6 - Gioja, Terra antica, la cui Chiesa Parrocchiale è sotto il Titolo di S. Ippolito. Tiene annessa la Cappella di S.Nicola e nel 1653 le fu unito il Convento soppresso degli Agostiniani, ivi esistente.
7 - Drosi, Terra che si pretese della giurisdizione di Malta. Chiesa Parrocchiale sotto il Titolo di S. Martino Vescovo.2
Nell' Acta Pastoralis Visitationis3 - vol. IV - del 1° Novembre 1586 - il Protonotaro Comparino Giovanni Battista che accompagnava Mons. Marcantonio Del Tufo, ispezionando i luoghi sacri di S. Martino, annotò nella Chiesa Parrocchiale - sotto il titolo di Santa Maria della Colomba - numerosi oggetti e paramenti che il rettore, l'abate Luca Consiglia, fece presenti. Vi era anche l'altare della Compagnia del Sacramento al cui procuratore Mastro Cipriano Gallo venne ingiunto di fare una pisside d'argento.
La Chiesa di S. Leonardo, affidata al Cappellano don Paolo Gemelli, aveva anche la Confraternita.
Sull'altare della Chiesa di S. Maria delle Grazie vi era la pregevole statua marmorea della Madonna con Bambino (che si conserva nell'attuale tempio), opera del Gagini. Anche qui esisteva la Confraternita ed aveva l'incarico di procuratore mastro Francesco Vicari.
Nella Chiesa di S. Nicola l'altare era dedicato al Nome di Gesù, con relativa Confraternita e col procuratore Vincenzo Argirò. Affidata al Cappellano don Giovanni Andrea Lamberto, possedeva una croce con le reliquie della Croce di Nostro Signore.
Anche nella Chiesa di S. Michele figurava la Confraternita, eretta con bolla vescovile del 10 agosto 1583.
La Chiesa di S. Rocco era priva di reddito.
Infine la Chiesa di S. Sebastiano appariva molto semplice, con una statua di stucco dipinto sull'altare e un fonte d'acqua.
Sarà l'evento tellurico del 1783, che sconvolse l'intera Calabria, a modificare radicalmente anche la nostra Piana.
Per meglio valutare gli effetti, oltre agli scarsi documenti conservati nella Chiesa di S. Martino, abbiamo consultato gli archivi parrocchiali della vicina Varapodio.
Era il "die quinta Februarii hora vero decima nona circiter", si legge in questi ultimi, "ingenti terremotu contremuit fere tota Calabria, et pars Siciliae, a quo terremotu diruta fuerunt Domus, et aedificia Urbium, Terrarum, et Regionum, plana facta sunt in diversis, et aspera in vias planas; valles impletae sunt et colles humiliati, terra in quam plures partes aperta alibi magnos gurgites aquarum emittebat, et alibi vivos homines deglutebat, ut deglutivit quendam filium ante oculos miseri patris, ut certe mihi costat ex eiusdem patris relatione".
In altre parole: "Erano le ore 13 circa del 5 febbraio, quando un catastrofico terremoto fece tremare tutta la Calabria e parte della Sicilia, furono distrutte dallo
stesso case, costruzioni delle città, del Circondario e delle Regioni, in diversi luoghi la terra s'abbassò e le colline s'appianarono; alcune valli si riempirono e i colli si abbassarono, la terra aperta in parecchie parti emetteva grandi getti d'acqua, e altrove inghiottiva gli uomini vivi, come inghiottì il figlio sotto gli occhi del misero padre, come mi risulta certo dalla narrazione fattami dallo stesso genitore".
Ebbene, S. Martino che sorgeva nella contrada Amella, al centro dell'antica Vallis Salinarum, non fu risparmiato dal Flagello.
Il 5 febbraio 1783, verso le ore 13, riporta il rev. D. Domenico Mesiano nei registri della nostra Chiesa, "Mortui remanserunt sub ruinis terraemotus qui hanc eandem patriam destruxit".
Seguono i nomi dei morti rimasti sotto le rovine del terremoto che distrusse la patria stessa: Rosa Cavaliere di 18 anni, Cristina Ciappina di 33 anni, Domenico Antonio Ciappina di Graziano di 3 anni, Rosa De Masi, Caterina Mammoliti di 50 anni, Francesco Antonio Monteleone di Michelangelo di 4 anni, Grazia Pignieri di Domenico di 5 anni, Lucrezia Pignieri di Domenico di 18 anni, Bruno Raso di Girolamo di 3 anni, Grazia Raso di Giuseppe di 5 anni e Carmela Tiani di 22 anni i cui corpi furono sepolti sotto le rovine della Chiesa Parrocchiale. Non furono, invece, ritrovate le salme di Grazia Auddino di 50 anni, Vincenzo Carbone di Pasquale di 7 anni, Concetta Pacilè di Francesco di 5 anni e Teresa Raso di Giacobbe di 2 anni. L'arciprete Mesiano prosegue la narrazione della tragica fine delle 21 vittime, tra cui D. Girolamo Zerbi e il suo servitore Antonio Palumbo di Scilla, Francesco Mangraviti e figlio, Domenico Marando e Caterina Lentini. Egli stesso, per puro miracolo, rimase illeso.
Dopo la distruzione anche delle numerose Chiese, i superstiti di S. Martino abbandonarono lo storico luogo per costruire ex novo "in campo dicto L'Abbadia" l'amato paese.
All'ombra del campanile proseguirà la vita spirituale, nonché quella civile, di tante generazioni.
Riportiamo, pertanto, l'elenco dei parroci che si sono succeduti dal 1659 ai nostri giorni:
Arc. D. Paolo Buccafurno - 1659\1680;
Arc. D. Giuseppe Budace - 1681\1708;
Arc. D. Giuseppe Valerioti - 1708\1745;
Arc. D. G. Battista Rombolà - 1745\1758;
Arc. D. Domenico Antonio Borgognone - 1755\1779;
Arc. D. Domenico Mesiano - 1779\1783;
Arc. D. Giov. Antonino Prestandrea - 1783\1784;
Econ. D. Antonio Catagnoti - 1784\1787;
D. Pietro Paolo De Maria Can. Curato - 1787\1788;
Econ. Curato Don ... Correale - 1788\1789;
Econ. D. Domenico Galatri - 1790\1793;
Arc. D. Antonio Pelaggi - 1794\1794;
Arc. D. Antonino Mazzeo - 1795\1817;
Arc. D. Antonio Drago Can. - 1817\1868;
Arc. D. Francesco Albanese - 1869\1895;
Ec. Cur. D. Vincenzo Alessi - 1895\1896;
Arc. D. Giulio Celano - 1900\1945;
Arc. Francesco Riso - 1945\1973;
D. Silvio Albanese e D. Antonino De Masi - 1973\1974;
Arc. D. Pasquale Scappatura - 1974\febbr. 1984;
D. Serafino Avenoso - 27 febbr. 1984\19 sett. 1992;
D. Cesare Dileo - 20 sett. 1992\2 nov. 1993;
P. Giorgio Chirrà - 19 nov. 1993\31 agosto 1994;
D. Antonio Scordo - 1° sett. 1994 a tutt'oggi.
Anche l'ordinazione sacerdotale di D. Antonio Santoro dei Padri Oblati di Maria Immacolata, avvenuta nella Chiesa Parrocchiale di S. Martino il 18 dicembre 1982 e quella di Don Mino Ciano del 25 luglio 1996 fanno parte della nostra meravigliosa storia religiosa.
Fra i nostri personaggi celebri del passato, ricordiamo Frate Angelo e Frate Francesco. Entrambi figurano ne "La Calabria sacra e profana - opera del secolo decimosettimo" del sacerdote Domenico Martire Cosentino - vol. 2 - pagg. 424 e 425 - Cosenza 1878.
Angelo di S. Martino della Piana
"Angelo, essendo nel secolo fanciullo, fu da un uomo spaventato, e per volere fuggirlo, cadde da un luogo alto, e gli apparve la Beata Vergine, liberandolo da ogni pericolo. Era di sedici anni quando fu fatto Cappuccino, ed egli fu il primo dei secolari che fosse ricevuto dal Beato Ludovico di Reggio.
Dopo avere studiato Filosofia e Teologia, s'applicò alla predica, e predicando con le opere e con lo spirito, partorì al Signore figli innumerevoli.
Gli occorse una volta di predicare in campagna alla gran gente che l'ascoltava, e non poteva capire in Chiesa, e per essere tempo di estate, egli per mezzo dell'orazione fece dal Cielo venire una nuvoletta per fare ombra agli astanti.
Una volta, predicando in S. Martino sua patria, s'apparecchiava una fiera tempesta, e col segno della Croce la fece passar via.
Morì in Mileto l'anno 1572, e l'anima di lui fu veduta nel Cielo".
(Croniche p.2° tomo 1° di detto anno n.20, e Paolocci fol: 112).
Francesco di S. Martino
"Egli ancora fu uno dei primi frati, che insieme al Beato Lodovico passò nel 1532 dagli Osservanti alla nuova Riforma dei Cappuccini. Era di molto spirito e devotissimo della Beata Vergine. Operò in vita più miracoli, sanando col segno della Croce tutti gli infermi che da lui andavano. Seppe per divina rivelazione il dì della sua morte, che succedette l'anno 1574".
(Croniche p.2° tomo 1° di detto anno n. 24, f: 455).
1 Le "Memorie" di Uriele Maria Napolione (Sec.XVIII) a cura di V.F. Luzzi - Parte I - Laruffa Ed.-R.C.,1984. 2 Le "Memorie", op. citata. 3 Archivio Storico Diocesano di Mileto. |