Storia e Folklore Calabrese

di Domenico Caruso


Ricordi di scuola

Chi siamo

Così Carmela si presentava in classe cantando quella mattina. Ma Giuseppe N. l'interruppe aspramente: La contesa sarebbe degenerata se non fosse intervenuto il maestro a placare le acque: "Bambini, è bene che diate libero sfogo alla vostra fantasia essendo noi tutti Italiani, oltre che tenaci lavoratori, un popolo di artisti e di poeti; é meglio però vivere in pace e non litigare, poiché tutto il mondo ci disprezza e ci definisce mafiosi.
Piuttosto, fate conoscere chi noi siamo in realtà".
A questo punto intervenne Giuseppe T. con enfasi: "La nostra mentalità ha subìto l'influsso di tanti popoli succedutisi in Calabria, come Greci, Arabi e Normanni. Ma avendoci questa gente fatto dono anche della loro civiltà, dobbiamo esserne fieri e dimostrare d'aver recepito i valori".
"Allora", aggiunse Manuela, "oltre a dimostrarci civili, dobbiamo testimoniare la nostra cultura".
Prendendo la parola, a questo punto Caterina fece presente: "La nostra classe è composta di venti alunni, ma ci sono ancora compagni che non hanno ben compreso l'importanza del vivere civile. Ciò si nota dal pettegolezzo di alcuni e dalla negligenza di altri".
Intervenendo, Andrea G. sottolineò: "In compenso, siamo una classe affiatata con il preciso programma: uno per tutti e tutti per uno".
"Allora non vi rimane", aggiunse il maestro, "che concludere in rima. Provateci".
E tutti in coro:

(Da "Crescere insieme" - Giornalino di classe della 5^ A - Anno scol. 1990/91 - Scuola elementare di S. Martino - R.C.).

(continua)

Si autorizza la pubblicazione su Internet dei contenuti del presente sito, previa esplicita citazione della fonte.

Copyright © 1996 Domenico Caruso