Storia e Folklore Calabrese

di Domenico Caruso


Poesia dialettale

E' ancora Natale!

I dolorosi eventi che hanno sconvolto il mondo c'invitano a meditare sul vero senso della vita. Superato il primo momento di sgomento, che sembra abbia interrotto il nostro ritmo abituale di lavoro o di riposo, l'atmosfera s'illumina ancora una volta di pace e di letizia.
E' Dio che, nella sua infinita misericordia, non si stanca di parlare al cuore di noi tutti per indicarci la via dell'amore e della speranza.
La nostra salvezza è annunciata dal mistero del Natale che privilegia soprattutto l'infanzia, condizione indispensabile per entrare nel Regno dei Cieli.
Ben lo sapeva l'umile Francesco, quando nel 1223 ambientò nella grotta di Greccio il primo presepe. La tradizione si ripete in ogni famiglia che si ritrova unita davanti al Bambinello per elogiare la grandezza del Creatore.
Dio è entrato nella storia, come sostiene Sant'Agostino per farci diventare come Lui: "Deus factus est homo ut homo fieret Deus".
Il Vangelo di Luca ci riferisce che Cesare Augusto in quel tempo ordinò al console Publio Sulpicio Quirino, governatore della Siria, di effettuare il censimento. Così anche Giuseppe, discendente della stirpe di Davide, si partì da Nazareth con il suo asinello e con Maria - in avanzato stato di gestazione - verso Betlemme. Là giunti, non trovando posto in albergo, furono costretti a sistemarsi in una stalla.
I pastori vicini, che vigilavano sulle greggi, videro improvvisamente un Angelo che annunciava: "Non temete! Vi porto una bella notizia che procurerà grande gioia a tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato il Salvatore, il Cristo, il Signore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino in fasce dentro una mangiatoia". Accorsi subito si unirono agli Angeli che cantavano: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà".
Anche per l'umanità il Natale è un ritorno alla sua infanzia perduta e alla rinuncia dell'orgoglio. Il Divino Infante, venendo in Terra, ha trasformato la nostra notte di angoscia nella Notte Santa; il Logos è divenuto carne; l'eternità s'è fatta tempo.
Con rituali diversi da un luogo all'altro, la ricorrenza è sempre suggestiva, come appare dal noto canto popolare raccolto a S. Martino di Taurianova, ma comune negli altri centri della Piana e che così incomincia:

Nella letteratura calabrese, numerosi poeti si sono ispirati alla nascita del Bambino Gesù.
Il Canonico Giovanni Conìa, nato a Galatro nel 1752 e morto a Oppido Mamertina nel 1839, così si esprime:

Ed ancora, nella celebre "Cantata adattata alle mosse della pastorale" del 1834, scrive:
Anima profondamente religiosa, don Vincenzo Padula, nato ad Acri nel 1819 ed ivi deceduto nel gennaio 1893, ci offre invece delle sacre composizioni in lingua:

Per Giuseppe Blasi, nato a Bellantone nel 1881 - dove esercitò la sua missione pastorale fino alla morte avvenuta nel gennaio 1954, la notte di Natale appare in tutta la sua magnificenza. Il fervore erompe in sorpresa nell'idillio "I pastureji a' grutta":
(Cleofe parla a Filippo che lega un capretto ad un palo e quindi l'aiuta a portare l'animale in regalo).
Il pensiero del Natale reca tanta malinconia all'anima di Michele Pane, nato in Adami di Decollatura nel 1876 e morto a Chicago nel 1953. Trovarsi lontano in una metropoli americana mentre al proprio paesello silano le campane e le zampogne suonano a festa è veramente angoscioso:
Concludiamo con i versi limpidi e raffinati di Vittorio Maria Butera, nato a Conflenti nel dicembre 1877 e deceduto a Catanzaro nel 1955:

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